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Lui & Lei

Patty la porcellina della scuola 2


di Membro VIP di Annunci69.it pattymilf
31.03.2023    |    16.927    |    8 9.8
"Le ultime ore di lezione passarono velocemente..."
Passarono due giorni; ero fuori dalla scuola; aspettavo di entrare; la giornata era bella e indossavo un vestito di maglina, un po’ corto e un po’ stretto.
-Sembri una puttanella in calore- mi disse Lucia, la mia migliore amica nonché compagna di banco, con la sua solita franchezza
-Grazie-
-Hai le tette libere, si vede a un chilometro di distanza-
-Mi piace tenerle così, e poi mi fanno ancora male dopo la palpata dell’altro giorno-
-Vedrai che Carlo non si accontenterà di quello o di un pompino-
-Lo penso anch’io-
-Sta arrivando Carlo, vi lascio ….-
Era un nuovo arrivato, ripetente e un po’ bullo. Amico di mio cugino Gianfi, si era subito presentato con una serie di fotografie (siamo in epoca pre-cellulare) che mi ritraevano in posizioni piuttosto compromettenti. Minacciandomi di mostrarle in giro mi aveva già costretto ad un rapporto orale.
Suonò la campanella d’ingresso e, come sempre, si formò assembramento davanti al portone di ingresso; Carlo era dietro di me.
-Facciamo come l’altro giorno, ci vediamo in palestra a fine giornata, ma senza slip- accompagnò la frase con un pizzicotto sul culo.
Carlo era nella fila di banchi accanto alla mia, tutti e due in terza fila. Il vestito mi copriva fino a metà coscia; mi fece segno di tirarmelo ancora più su; scossi la testa. Imitò uno scatto fotografico per ricordarmi le immagini in suo possesso. Scoprii quasi completamente le gambe; Carlo fece segno al suo compagno di banco di guardare mentre Lucia mi ripeteva che ero proprio una puttanella.
Durante l’intervallo mi recai in bagno e feci come mi aveva detto; ero completamente nuda sotto al vestito e sentivo un certo languore inguinale. Lui mi aspettava fuori.
-Sei stata brava? -
Gli mostrai le mutandine che avevo tolto. Suonò la campanella; l’intervallo era finito. Feci per dirigermi verso l’aula, ma mi fermò. I bagni erano in fondo ad un corridoio, dopo un angolo. Eravamo rimasti soli. Mi spinse contro il muro
-Fammi controllare-
Era molto più grosso di me; mi mise una mano sotto il vestito, tra le cosce, risalì rapidamente fino alla passerina; vi pose la mano sopra, a cucchiaio: mi diede una palpata energica e veloce
-Morbida, come piace a me e con un po’ di pelo. Dopo te la riempio-

Patrizia era proprio come me l’aveva descritta suo cugino; un fisico minuto su cui spiccavano due tette sode e generose. Il vestito che indossava le metteva in risalto il culetto che sapevo essere stato più volte violato nell’estate precedente. Come avevo verificato due giorni prima lavorava bene con la lingua e con la bocca, ingoiando senza problemi. Quello che attizzava molto era la sua docilità e sottomissione magari facilitate da qualche strizzata o smanazzata.
Le ultime ore di lezione passarono velocemente. Patrizia venne chiamata per un essere interrogata in matematica; la prof aveva scritto un’espressione in alto sulla lavagna. Per arrivare a completarla Patrizia dovette allungare il braccio, mettendosi quasi in punta di piedi. Voltava le spalle alla classe, il vestito le risalì a filo culo scoprendole quasi completamente le gambe, attirando gli sguardi dei miei compagni di classe. Sapere che sotto non portava nulla mi mise in uno stato di eccitazione.
-La prossima volta si vesta adeguatamente- commentò la prof al termine dell’esercizio mentre lei tornava a posto, visibilmente arrossita ma con i capezzoli che parevano bucare il leggero tessuto del vestito.

In effetti quando la mattina mi ero messa quel vestito non avevo proprio considerato di essere interrogata. Né avevo minimamente pensato di finire senza slip. Quando la prof mi aveva chiamato alla lavagna avevo le gambe quasi completamente scoperte come mi aveva richiesto Carlo; mi ero alzata accorgendomene solo dopo due passi, e mi tirai giù il vestito, dopo avere lasciato un’ampia visione delle mie cosce ai ragazzi delle file retrostanti la mia. Andando verso la lavagna cominciai a rendermi conto di cosa sarebbe successo. La prof, classica brutta zitellona, aveva scritto l’espressione che dovevo risolvere molto in alto sulla lavagna e per proseguirla mi sarei dovuta allungare parecchio; il vestito sarebbe risalito, offrendo un gradito spettacolo ai miei compagni. Come altre volte mi era accaduto questo risvegliava in me un misto di vergogna ed eccitazione e quest’ultima si manifestava con un inturgidimento dei miei capezzoli, evidenziato dal mio vestito di maglina.
Iniziai a scrivere, rendendomi conto che il vestito mi risaliva quasi all’attaccatura delle cosce, cercai di andare via veloce così da potermi abbassare un po’, ma sbagliai e dovetti ricominciare sentendo gli occhi dei maschi della classe sul mio fondoschiena. Riuscii in qualche modo a finire. Il commento acido della prof mi colpì duramente, e sentii la solita prima della classe in primo banco dire al mio passaggio
-Troia!!-

Squillò la campanella che chiudeva la giornata. Arrivai all’ingresso della palestra assieme a lui. Mi precedette in un piccolo ufficio arredato con una scrivania e due seggiole; veniva utilizzato dall’insegnante di turno per compilare i registri. Lui chiuse la porta e mi spinse contro il lato corto del tavolo, semi seduta.
-Hai offerto un bello spettacolo oggi-
-Mi sono sentita dare anche della troia-
-Troia magari no, troietta si, o puttanella come preferisci-
Mentre mi parlava aveva messo le mani sulle mie tette, palpeggiandole.
-Hai i più bei meloncini della scuola; dovresti farli vedere di più, mettere qualche bella camicetta sbottonata-
Le sue mani scesero lungo i fianchi, giù alle cosce, fino alle ginocchia, allargandole. Il vestito era risalito e lui si era posto tra le mie gambe nude e aperte appoggiando la patta dei suoi pantaloni alla mia fighetta. Si strofinava contro di me.
Mi spinse all’indietro, costringendomi a distendermi. Ero seminuda, le gambe ripiegate sulle cosce spalancate, la passerina esposta alle sue voglie. Mi sollevò il vestito fino a scoprirmi completamente il seno.
-Sei proprio una gran bella figa! -
Si accucciò, mi aprì le piccole labbra; ero impotente davanti a lui; aprì la cintura, tirò giù la cerniera, abbassò i pantaloni; il cazzo era già duro evidente e grosso contro gli slip. Lo tirò fuori guidandolo dentro di me.
-E’ tutta mattina che ho voglia; il tuo culetto mentre eri alla lavagna l’ha fotto venire duro a tutti i maschi della classe; ma a quello penseremo un’altra volta-
-Non credo proprio-
-Tuo cugino mi ha detto che te l’ha sverginato lui il culo-
-E che altro ti ha detto il porco? -
-Che si è divertito tutta l’estate, lui e qualche amico; e tu con loro –
-Mi prendevano con la forza-
-Come faccio io ora- Nel mentre lo diceva affondò dentro di me, fino ai coglioni

Quello che mi eccitava maggiormente era il contrasto tra il suo viso ingenuo, da ragazza qual era, il suo fisico e la sua troiaggine. Era distesa sulla scrivania, a gambe spalancate, le braccia dietro la testa e le sue tettone sode che sporgevano invitanti; i capezzoli erano turgidi eretti. Ero entrato senza alcuna difficoltà nella sua passerina, già umida, come se non stesse aspettando altro. Le davo colpi vigorosi e frequenti; a cui lei rispondeva con gemiti. Più vedevo le sue tette muoversi al ritmo dei miei colpi e più forza ci mettevo. La tenevo per i fianchi mentre sentivo la sua vagina stringersi attorno al mio cazzo. Mi afferrò i polsi e portò le mie mani sui suoi seni
-Strizzamele, forte-
Non aspettavo altro, mi attaccai con le mani, stringendole come pompelmi da spremere. Sollevava il bacino, lo spingeva verso di me mentre con una mano si teneva la bocca per non urlare.
Venimmo praticamente insieme. La riempii di sborra calda. Lei la raccolse con le dita e se la spalmò sulle tette.
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